C’era una volta…..
Una volta c’erano le mura che racchiudevano la città di Correggio in un quadrilatero quasi perfetto. C’erano le antiche porte della città: Porta Reggio e Porta Modena. C’erano la Rocchetta e l’albergo Posta, un bell’edificio del ‘700. C’era una palazzina di epoca Liberty sul lato nord di Piazzale Carducci. Queste sono solo alcune delle cose più importanti andate perdute in meno di cento anni: non a causa di terremoti, incendi o altri eventi naturali, ma perché demolite dai Correggesi in nome del progresso, dello sviluppo o….. della speculazione.
Le mura – Non servivano più. Così come avvenne in molte altre città italiane, intorno alla fine dell’800, furono abbattute. Ci si era dimenticati che ci sono cose che, pur non avendo un’utilità pratica contingente, possono avere grande valore come testimonianza storica. Per di più le mura costituivano una naturale cornice ad una unità urbanistica che andava preservata nelle sue caratteristiche. Come se non bastasse, negli anni 50-60 del secolo scorso, sorsero edifici privi di qualsiasi relazione di stile con il vecchio centro storico proprio all’interno o a ridosso di quell’area che era racchiusa entro le mura, stridendo pesantemente e deturpando il tessuto urbanistico della città.
Porta Reggio e Porta Modena – Abbattute le mura, anche le porte non avevano più alcuna funzione pratica. Che avessero o mano un valore storico o artistico, andavano abbattute, per creare un ampio spazio che consentisse l’entrata in città di fiumi di carrozze o biciclette e poi di auto!
La Rocchetta – Quando la ferrovia giunse a Correggio e venne costruita la stazione, evidentemente si dovette pensare che occorresse un importante viale rettilineo, che dal centro della città consentisse l’afflusso dei passeggeri alla stazione…… La Rocchetta, un’importante edificio storico, costituiva un ingombro per la realizzazione di Viale Cavour. Pertanto ne fu abbattuta tutta quella parte che, chiudendo a sud quella che era Piazza Castello, veniva a trovarsi sul tracciato della nuova arteria.
Albergo Posta – Chi scrive ci passava davanti tutti i giorni quando attraversava Piazza Garibaldi per raggiungere l’ingresso della vecchia Scuola Media, alloggiata nella parte del Convitto Nazionale con ingresso da Via Jesi. Sulla bella facciata settecentesca c’era anche una lapide che ricordava che una certa notte ci aveva dormito Giuseppe Garibaldi. Poi un bel giorno (primi anni ’50) il vecchio edificio veniva acquisito da una banca che lo demolì per costruirvi un nuovo edificio moderno. Durante i lavori di demolizione due operai ci persero la vita. Così scomparve per sempre una delle più belle facciate della vecchia Correggio.
Palazzina di Piazzale Cavour – Era un edificio di inizi ‘900 opera di un importante architetto di cui restano altre testimonianze in villette nei dintorni di Correggio. La palazzina, di stile Liberty si armonizzava con lo scenario che appariva a chi arrivava da Viale Saltini e si trovava di fronte il complesso dei portici di Corso Mazzini. Purtroppo l’ubicazione dell’edificio, in parte adibito a garage, era troppo importante per non invogliare gli speculatori ad abbatterlo per costruirvi un più grande edificio di appartamenti, battezzato poi dai Correggesi “la scrivania”.
Personalmente ritengo che, più ancora della perdita di quel semplice edificio, sia maggiormente grave l’aver compromesso l’apertura di Corso Mazzini con un palazzo che, senza entrare nel merito del valore architettonico in sé, stride e deturpa irrimediabilmente, con la sua mole e tipologia, la vista dei vecchi portici.
Le devastazioni recenti – Si attribuisce generalmente la causa delle distruzioni avvenute intorno alla metà del secolo scorso alle esigenze di un certo sviluppo urbanistico, spesso speculativo e selvaggio, conseguente ad una guerra che per anni aveva paralizzato l’economia ed il settore specifico. Tali esigenze erano considerate prioritarie rispetto alla necessità di conservare certi beni storici e ambientali. Ma come si spiega che spesso, ancora oggi, la speculazione abbia il sopravvento sulla sensibilità della conservazione di certi beni culturali e ambientali? E’ storia dei nostri giorni l’abbattimento di un edificio, fuori dal centro storico, in Via S. Biagio (Casino Salvioli) (foto) poco conosciuto a causa della sua ubicazione periferica e definito dalla precedente amministrazione “fatiscente” per minimizzarne l’importanza. In realtà si trattava di un bell’edificio ricostruito nell’800 sulle fondamenta di una costruzione precedente, testimoniato su mappe del ‘600. Tale abbattimento si era reso necessario per consentire l’allacciamento delle strade locali alla tangenziale Est, il cui tracciato aveva interrotto ben due strade. (Via Ardione e via S.Biagio). Anche in questo caso non pare assurdo parlare di speculazione, trattandosi dell’imposizione, ad opera di certi “poteri forti” (i cui obiettivi non sempre coincidono con gli interessi dei cittadini) di quel tracciato stradale a scapito di un altro possibile tracciato meno devastante, che non avrebbe determinato la chiusura delle suddette strade e di conseguenza non avrebbe richiesto la demolizione del vecchio Casino Salvioli.
Per ritornare al Centro Storico, dobbiamo constatare che a nulla sono valse contro la speculazione edilizia le denunce e le proteste del “Forum per Correggio” per contrastare la totale occupazione degli ultimi spazi ancora liberi. Mi riferisco in particolare alla mega-costruzione che sta per essere ultimata a Porta Reggio. Senza entrare nel merito del valore architettonico della costruzione, personalmente ritengo grave il fatto che l’urbanizzazione selvaggia non abbia conservato almeno uno spazio più ampio nel collegamento della Via S. Francesco con il viale che conduce alla Madonna della Rosa. Sarebbero stati meglio valorizzati i monumenti esistenti ed il centro storico sarebbe stato meno soffocato dall’incombenza della nuova costruzione. Stesso discorso per l’area del vecchio campo sportivo che, se fosse stata almeno in parte, adibita a parcheggio, avrebbe parzialmente risolto il problema sempre più difficile dell’accesso delle auto a ridosso del centro storico.
Quali ulteriori perdite ci riserva il futuro? Tuttora incombe la minaccia della costruzione di una via di grande comunicazione (in superficie o in tunnel ?) in un’area di grande pregio ambientale per la presenza di ville storiche (zona di Via Carletti). Tale strada ha la funzione di consentire un’urbanizzazione selvaggia in un’area che meriterebbe di restare in tutto o in parte zona verde. Perché non risolvere il problema del collegamento stradale Nord-Sud, la cui necessità è fuori discussione, con una linea di comunicazione spostata almeno un centinaio di metri più ad Ovest?
Un’ultima osservazione di ciò che si sta perdendo, riguarda quel patrimonio architettonico contadino per il cui recupero troppo poco si sta facendo.
Benché dobbiamo constatare che troppo spesso l’esperienza del passato non viene tenuta in considerazione, quando si devono affrontare i problemi del presente, auspichiamo ugualmente che i futuri Correggesi non debbano un giorno rimpiangere la perdita di altri beni ambientali e culturali, che continuano a venir distrutti per incuria o per mano dell’uomo, allo stesso modo in cui noi ora rimpiangiamo la perdita delle porte di Correggio o dell’Albergo Posta o della Rocchetta.
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