L’antica basilica milanese è gremita di fedeli, come tutte le domeniche, per la messa delle undici. Molti vengono da altre parrocchie della città e anche da lontano, attratti dal calore e dalla semplicità con cui viene celebrato il rito dell'Eucaristia, con una gioiosa partecipazione di tutti, nei canti, nelle preghiere, nelle testimonianze di fede e anche di guarigioni fisiche e spirituali.
Qualcuno giunge con l'angoscia nel cuore per cercare conforto e serenità, qualcuno viene a chiedere una preghiera per sé o per qualche persona cara, in un'atmosfera carica di emozione.
Sull'altare, insieme al parroco officiante, oltre quaranta persone, tutte avvolte in una tunica bianca. Si alternano i canti alle letture, mentre l'intera comunità prega alzando le braccia. All'omelia il celebrante, commentando il Vangelo di Giovanni, parla a lungo della libertà, che si ottiene attraverso la conoscenza della verità.
Quanti sono gli uomini liberi in questo mondo? Quelli che si credono liberi perché ritengono di essersi affrancati dall'indigenza e dalla povertà, a volte diventano schiavi del denaro; quelli che pensano di essersi liberati dai vincoli della morale, talvolta si sono resi schiavi del peccato! Forse che l'angoscia, la disperazione che tanto spesso ci attanaglia, non generata da quella schiavitù che noi, fatti per essere liberi, ci procuriamo nella ricerca affannosa della ricchezza, del potere, del successo, del piacere, con ogni mezzo, anche con la droga?
Al termine dell’omelia i fedeli sono invitati a pronunciare ad alta voce la loro preghiera particolare. Due ragazzi, nella loro veste bianca, dal centro della navata si avvicinano con un microfono a quelli che fanno un cenno per poter far udire la propria preghiera ed al termine di ogni invocazione tutti, in coro: " Per questo ti preghiamo".
Si odono alcune invocazioni ricorrenti: "per tutta la Chiesa … per i popoli che soffrono le atrocità della guerra … per quelli che non credono … per la nostra comunità …" Poi ecco la voce tremante di un giovane: " Signore, io ti prego… " una lunga pausa. Il silenzio si fa assoluto, cessano anche i colpi di tosse. La gente incomincia a guardarsi in giro per cercare da dove viene quella voce che si diffonde attraverso gli altoparlanti. Quasi al centro della chiesa, un giovane bruno, tiene il microfono vicino alle labbra e sta facendo un grande sforzo per trovare le parole. " Sono un tossicodipendente …" Le parole sono strozzata in gola dal pianto: "Signore, ti prego … aiutami ad uscire da questa schiavitù … non posso andare avanti così…" Le parole si mischiano ai singhiozzi. " La mia ragazza è venuta dalla Valle d'Aosta, per starmi vicino … anche lei vuole uscire dalla droga. Abbiamo bisogno del tuo aiuto, Signore … abbiamo bisogno della vostra preghiera…" Quelle parole sembrano un'eternità. Stupore, commozione. Una grande vocazione corale: " ti preghiamo Signore…". Molti hanno le lacrime agli occhi.
Il parroco riprende la preghiera del giovane. " Signore, Ti ringraziamo per aver dato la forza a questo giovane di rivolgersi a te; perché in te cerca la verità che lo potrà rendere libero dalla droga, libero dalla schiavitù. Ti preghiamo Signore di esaudire la sua preghiera … come lui, così Ti preghiamo di aiutare tutti quelli che si trovano nella sua condizione … Vorrei invitare tutti quelli che si trovano nella tossicodipendenza ad avvicinarsi, a venire qua sull'altare e noi tutti pregheremo per loro. Non abbiate paura … Gesù ascolta chi si rivolge a lui con fede. Se ci sono anche persone che hanno dei familiari, dei figli, dei fratelli nella droga, si avvicinino…"
Una ragazza, poi un'altra, dopo un po' d'incertezza si avvicinano; poi ragazzi poi altri ed altri ancora. Si inginocchiano ai piedi dell'altare. Tanti! Chi poteva immaginare che in quest'assemblea ci fossero tanti disperati?
Il giovane che ha parlato non si muove; è tale lo sforzo che gli è costato per alzare quella disperata preghiera che è caduto in ginocchio nel banco in cui si trova e nasconde tra le mani il volto bagnato di lacrime. Dall'altare si staccano due figure avvolte nella loro veste bianca. Una di esse si avvicina al giovane, ha l'aspetto di una madre. Lo abbraccia, lo fa alzare e tenendolo sotto braccio lo accompagna sull'altare, dove egli si inginocchia in mezzo agli altri. La sua ragazza lo ha seguito. E molti fedeli lasciano il loro posto e si avvicinano a quei giovani inginocchiati intorno all'altare, per posare le mani sulle loro spalle, sul loro capo, per far loro sentire il calore della propria preghiera e del proprio amore. Ognuno prega intensamente e le voci si mescolano e si fondono in una grande supplica a Dio, una cantilena, una preghiera di liberazione. La celebrazione della messa sembra si sia interrotta, la gente non si accorge del passare del tempo. Non ha importanza. Nessuno ha fretta.
Poi il sacerdote può riprendere la celebrazione e subito dopo invita tutti allo scambio della pace. Tutti si abbracciano in segno di fratellanza e amore. Molti escono dal proprio banco per abbracciare quelli che gli stanno intorno e gli amici, e soprattutto vogliono abbracciare e far sentire il loro calore ai drogati che ancora stanno ai piedi dell'altare. Il giovane che ha innalzato la sua preghiera si trova tra le braccia del sacerdote che lo tiene a lungo stretto a sé.
Forse sente per la prima volta intorno a sé quell'amore che gli è mancato per tutta la vita, forse è vero che Gesù ha detto: " bussate e vi sarà aperto… chiedete e vi sarà dato …" S'è rivolto a Gesù per chiedere aiuto, pietà e amore: è un amore grande, immenso è divampato all'improvviso e l'ha avvolto.
Loro, i drogati, gli emarginati, i reietti, i diseredati; la gente ha paura di loro, lievita, fugge da loro. Di notte la gente sta alla larga dai luoghi che loro frequentano. Non li ama, li respinge. Non si preoccupa di loro; se la sono cercata loro quella schiavitù! Sono la pattumiera della città. "Ho licenziato Dio gettato via un amore / per costruirmi il vuoto nell'anima e nel cuore…/ Come potrò dire a mia madre che ho paura? (F. De Andrè). Non sanno più amare perché la schiavitù li ha resi vuoti, gli ha tolto i sentimenti. Solo importa la dose per sopravvivere … o per morire un po' di più. I soldi per acquistarla. Lo scippo. Il furto. Spaccare vetri da auto per cercare la radio da vendere per poche lire, qualcos'altro, L. 1000 dimenticate. La gente ha paura, non li ama.
Ma il giovane aveva trovato la forza di mettersi in strada per tornare a casa, la forza di implorare pietà ed aveva trovato l'amore, l'amore di tutti quelli che gli stanno intorno. Il suo viso lascia trasparire una bellezza dolce e triste, consumata dalla sofferenza, dall'emarginazione, dall'indigenza.
La celebrazione del rito dell'eucaristia riprende ed al momento della recita del padre nostro si forma una catena umana di forse più di mille persone che si tengono per mano e tutti partecipano alla messa e ricevono il pane consacrato. E quando il sacerdote esclama "La messa è finita, andate in pace!" sono passate quasi due ore dall'inizio della celebrazione, ma la gente non si decide a lasciare la basilica, quasi a continuare una festa, continuare quella manifestazione d'amore.
"Non cercare la felicità in tutti quelli a cui hai donato per avere un compenso, ma solo in te, nel tuo cuore, se tu avrai donato solo per pietà".