Il nostro pianeta sta andando rapidamente verso una catastrofe annunciata. Ne sono causa l'inquinamento e soprattutto i cambiamenti climatici dovuti al cosiddetto "effetto serra". Gli effetti più immediati sono le calamità naturali (desertificazione, alluvioni, frane) che si susseguono con ritmi sempre più accelerati, in tutte le parti del mondo, lo scioglimento dei ghiacciai e l'innalzamento progressivo del livello dei mari.
I paesi ricchi, responsabili per la quasi totalità dell'emissione dei gas che stanno alterando l'atmosfera, fanno fronte alle calamità che colpiscono i loro territori con i mezzi economici, talora consistenti, di cui dispongono.
Nei paesi poveri invece le popolazioni ne pagano le conseguenze nelle forme più drammatiche, con perdite economiche e di vite umane a causa della fame, della sete, delle malattie e delle inondazioni devastanti.
Gli Stati Uniti, con meno di 300 milioni di abitanti su una popolazione planetaria di oltre 6 miliardi e mezzo di anime (quindi con meno del 5% della popolazione mondiale), producono il 40% dei gas, principalmente anidride carbonica, responsabili dell'effetto serra. Gli Stati Uniti si rifiutano di sottoscrivere un accordo per una riduzione sostanziale dei suddetti gas. Perché? L'adozione di misure per ridurre l'inquinamento comporta maggiori costi per la produzione di beni, quindi minor competitività sui mercati. Devono quindi rinunciare a certi benefici, ad una parte di benessere, che è scandaloso raffrontare con la miseria della maggior parte della popolazione mondiale?
In Zambia 800.000 bambini sono rimasti orfani. L'epidemia sta sterminando una generazione. Qui la parola futuro rappresenta solo il tempo che il virus concede dal contagio alla morte. Ma l'Occidente preferisce non sapere. Ogni anno nascono in Zambia 32.000 bambini già sieropositivi. L'AIDS oggi si può curare. Ma i farmaci costano: in Italia i farmaci necessari ad una persona sieropositiva costano circa 20 milioni di lire(€ 10.000) all'anno. Grazie a Dio lo Stato italiano provvede a fornire questi farmaci. Il consumo di farmaci in Africa rappresenta solo l'1% del mercato mondiale. Nessun paese del terzo mondo può permettersi il lusso di fornire i farmaci che potrebbero salvare milioni di esseri umani ai costi imposti dalle case farmaceutiche. Così il Sudafrica, come il Brasile e la Malesia hanno incominciato a produrre i farmaci che curano l’AIDS a prezzi accessibili (un decimo del costo imposto dalle case farmaceutiche) ed hanno già salvato migliaia di persone, eludendo i brevetti che proteggono i farmaci anti HIV. 41 case farmaceutiche hanno fatto causa a Nelson Mandela ed altri funzionari governativi del Sudafrica per difendere i loro brevetti. Le ragioni adottate dalle case farmaceutiche non sono forse degli alibi per giustificare i loro scandalosi profitti? Alla fine i produttori di medicine abbassano le pretese, ma solo per difendere immagine e brevetti. "Stanziare fondi è un fatto positivo, ma per le multinazionali farmaceutiche questo è un alibi per tacitare la coscienza. Invece dell'elemosina, dovrebbero rendere accessibili i farmaci ai paesi poveri (Don Luigi Ciotti). La vita non ha prezzo, i farmaci si……… per certe multinazionali sembra che i farmaci valgano più della vita di un africano.
I paesi ricchi sono specializzati nel fare la carità a quelli poveri. Certo in mancanza d'altro questo è utile, perché noi individualmente mandiamo i nostri piccoli contributi che servono a curare degli ammalati, a sfamare delle persone che non hanno cibo, a salvare la vita di un bambino. Ma tutto questo non risolve i problemi di una popolazione, di un paese povero. A volte io penso (ma forse sbaglio, o è un'utopia) che se i paesi industrializzati concertassero una politica comune di intervento nelle aree povere del mondo, creando in quelle stesse aree le condizioni e le infrastrutture per migliorare la vita di quelle popolazioni, potrebbe avvenire il miracolo. Ma questo tipo di intervento gioverebbe ai paesi ricchi? Non è forse lasciando i poveri nella loro miseria (e nella loro ignoranza) che i ricchi possono mantenere i loro privilegi ed il loro benessere? C'è un grande continente che si divide in due subcontinenti: le Americhe. C'è quella del Nord e quella del sud. Il Nord è ricco, talmente ricco che è ammalato di benessere, così che l'obesità è diventata una malattia sociale dovuta per lo più ad eccesso di cibo. Il sud è povero, o meglio avrebbe tutte le risorse naturali per essere ricco, ma resta povero. Le ricchezze sono in mano a poche persone ed a governanti corrotti. Il Nord è sempre presente nel sud: con i suoi prodotti da vendere, compresi i farmaci anti AIDS, con le multinazionali che estraggono rame, alluminio, petrolio …… Con le sue pedine che devono essere spostate opportunamente quando in una certa area si prospettano cambiamenti pericolosi, ma nessun beneficio ne viene alla popolazione. Forse c'è il pericolo che cambiando le regole del gioco il Nord ricco, finisca per perdere alcuni dei suoi privilegi? O sono forse le leggi dell'economia e del mercato che impongono determinate norme? E allora è bene che il sud permanga nel suo sottosviluppo a lode e gloria del benessere del Nord.
C'è anche un altro tipo di carità. È quella che fanno molti imprenditori (gli italiani al primo posto) che commissionano determinati lavori all'estero, soprattutto nei paesi dell'est europeo, dove la mano d'opera è a buon mercato. Così molti capi di abbigliamento, tra l'altro, vengono confezionati all'estero, con il marchio delle più prestigiose firme della moda, con retribuzioni dell'ordine di 100-120.000 lire (50-60 euro) al mese (!!) e vendute in Italia ai prezzi delle boutiques che tutti conosciamo. Carità o profitti scandalosi dei soliti industriali?
L'economia si impone con prepotenza sulla politica ed il valore del capitale si impone sul valore dell'uomo e della vita umana.
Tanto è forte il potere dell'economia che, in un paese dove non c'è nessun controllo nelle vendite delle armi, chiunque può entrare in un negozio e comperarsi una pistola un fucile. Se un presidente intende porre una normativa e delle restrizioni si scontra con le lobby dei fabbricanti di armi ed è costretto a fare marcia indietro. E allora si continui a vendere armi liberamente a chiunque, non importa se si verificano sempre più spesso casi di bambini o adolescenti che vengono in possesso di armi e vanno a scuola a fare stragi di compagni di classe. Il potere del capitale e lo scarso valore della vita umana!
A proposito di armi … Nel mondo ci sono sempre tanti focolai di guerra. Quasi sempre guerre tra poveri. Di alcune guerre ci dimentichiamo, abbiamo ben altro da fare che ricordarci che magari le popolazioni di due paesi dell'Africa Nera continuano a scannarsi fra loro. Paese talmente poveri che non hanno un soldo da destinare alla sanità o all'istruzione, però spendono, Dio solo sa quanto, in armamenti. Da dove vengono queste armi? Mi viene un dubbio: non è che siamo noi, includendo anche noi italiani, insieme ad altri paesi ricchi che abbiamo interesse che i poveri si facciano la guerra per poter vender loro le armi?
Ma torniamo al potere dell'economia che è responsabile tra l'altro di quel progresso così vertiginoso che non sappiamo più dove ci porterà. Forse verso quella catastrofe planetaria con cui abbiamo esordito in questo scritto. In nome del progresso e della creazione di nuovi posti di lavoro, si può fare qualsiasi cosa, incominciando dalla distruzione dell'ambiente.
L'ipocrisia del progresso che promette benessere benefici a molti cittadini e che in realtà spesso serve solo ad aumentare il capitale nelle mani di pochi. Capitale sinonimo di potere. Va di moda il termine " sviluppo sostenibile", che resta quasi sempre un capitolo della teoria. Nella pratica sempre più spesso si attua uno "sviluppo irresponsabile". Però tutto sommato vale la pena preoccuparsi di chi fa i soldi, attraverso la speculazione, la distruzione dell'ambiente, che produrrà danni all'uomo solo nel lungo termine (si fa per dire) mentre nello stesso tempo altri accumulano ricchezze, potere, attraverso il traffico delle armi e della droga che uccidono subito?
Si fa presto a criticare, giudicare. E quando si incomincia è difficile arrestarsi, pur nella consapevolezza che talvolta si può anche sbagliare. Si può stare zitti, far finta che il problema non esiste. Ma sarebbe un'ipocrisia superiore a quella di chi promette felicità e benessere ai cittadini per ottenere il beneplacito a riempirsi le tasche di soldi. E allora cosa dobbiamo fare? Restare inerti continuando a coltivare il nostro orticello, incuranti del pericolo che arrivi un bulldozer a distruggere tutto? Oppure dobbiamo ignorare che nel mondo ci sono milioni e milioni di persone che soffrono a muoiono a causa della fame, delle malattie, delle calamità naturali, o uccisi dalle armi dei loro fratelli? Ci ripetiamo che non ci possiamo fare niente e che non siamo noi ad avere il potere di salvare il mondo. Ma non è una buona ragione per chiudere gli occhi, dormire sonni tranquilli e tacere.
Ricordiamoci peraltro che il problema non riguarda soltanto i poveri del mondo che, guarda caso, invece di progredire, diventano sempre più poveri ed in numero sempre maggiore. Alla faccia del tanto decantato progresso che sta attuando l'umanità! Il problema riguarda tutti noi, se non sempre nell'attualità, sicuramente in un futuro più o meno vicino. Volendo fare riferimento soltanto al tema con cui abbiamo iniziato questo scritto, cioè nella distruzione dell'ambiente (attuata in nome dello sviluppo, sempre da parte di chi detiene il potere dell'economia!), noi ci auguriamo tutti di non avere il tempo di vedere scomparire Venezia sotto le acque dell'Adriatico, ed altre regioni devastate dalle alluvioni o la Sicilia e la Calabria trasformate in lande desertiche. Ma è molto probabile che di questi eventi saranno testimoni i nostri figli o i figli dei nostri figli.
Evidentemente questa prospettiva non viene presa in considerazione dalle multinazionali il cui obiettivo primario è il profitto enorme e subito.
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