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Ricchezza e povertà

Lauro Messori 2001

A volte mi viene spontaneo ringraziare Dio per essere nato in questo Paese, in questa regione, in questo contesto sociale che mi consente di vivere dignitosamente in una condizione di obiettivo benessere. Ma subito dopo mi vergogno, come se mi fossi egoisticamente dimenticato che, al di là del mio benessere, c'è il malessere di tante persone, centinaia di milioni di uomini, donne e bambini, che nel mondo vivono in condizioni di estrema indigenza, nella povertà, nella miseria più assoluta, milioni di persone che muoiono di fame, di malattia, di guerre fratricide che si attuano con la benedizione dei ricchi commercianti di armi nostrani e nella nostra più assoluta indifferenza.


Il divario tra ricchi e poveri.

Mi prende l'angoscia all'idea che a questo trend irreversibile non ci sia rimedio. La stessa politica di molti paesi ricchi come il nostro, suffragata, ahimè, dal consenso dei cittadini, privilegia uno sviluppo economico incondizionato, che ha come obiettivo prioritario il capitale ed il profitto, che sotto la lusinga della creazione di posti di lavoro e del benessere generalizzato per tutti, non fa altro che aumentare sempre più la scandalosa ricchezza di pochi a scapito del benessere di molti. E questo sia a livello regionale che, ancor più tragicamente, a livello planetario.


Non si parla forse, con sempre più insistenza, di una maggior flessibilità nella gestione dei lavoratori da parte dei datori di lavoro, in modo che ogni industria sia libera di sbarazzarsi dei più deboli (al di là della giusta causa), quando il mantenere certi posti di lavoro potrebbe essere causa di un minor profitto dell'azienda? E non è forse un modo per aumentare la ricchezza di pochi, a scapito indirettamente della gente comune, quando non si vogliono considerare come reati le evasioni fiscali dei potenti o si detassano le successioni di proprietà multimiliardarie? Quei soldi regalati ai già ricchi non sono forse prelevati dalle tasche della gente comune che paga le tasse fino all'ultimo centesimo?


Un modello da perseguire?

Guardiamo molto spesso a quel paese del Nord America, come al capostipite della democrazia e del benessere, ed al cui stile di vita qualcuno dalle nostre parti guarda come ad un modello da perseguire. Ma quanti sanno che in quel paese, ammalato di benessere, la sfacciata ricchezza degli uni viene prodotta come contropartita della povertà e della miseria di tanti altri? Che migliaia di pensionati, che hanno speso una vita di lavoro per potersi finalmente concedere una serena vecchiaia, sono costretti ora ad abbandonare i grandi centri urbani in cui hanno sempre vissuto perché ivi lo spaventoso costo della vita è per loro insostenibile (a San Francisco e nella Silicon Valley l'affitto di una stanza di 12 m quadri con uso cucina può costare oltre 4 milioni di lire (2000 €) mensili e si vedono abbandonati dalle assicurazioni private, che gestiscono la loro assistenza sanitaria, perché a tali assicurazioni non conviene più portare assistenza a chi vive fuori dai grandi centri urbani? Quanti sanno che la povertà in quel paese è molto più tragica che in un qualsiasi paese europeo? È a quel modello a cui noi vogliamo ispirarci?.


Personalmente sono molto preoccupato; ma se c'è qualcuno che crede in quel modello di vita, ispirato ad un consumismo esasperato, può rallegrarsi, perché siamo sulla buona strada. Il tipo di sviluppo che si sta perseguendo, con sempre maggior concentrazione di capitali e di ricchezze nelle mani di pochi, favorirà certamente il paese nella graduatoria tra le maggiori potenze economiche mondiali, ma aumenterà sempre più il divario tra ricchi e poveri.


Il grande fratello

Se poi la concentrazione del potere economico si attuerà nelle stesse mani di chi detiene anche il potere politico, nonché il monopolio dell'informazione, al cittadino comune non resterà altro che la rassegnazione al dominio incondizionato del Grande Fratello. Tanto … Non ci sarà più bisogno nemmeno di pensare. La Televisione penserà a tutto; ha già dato prova di un potere mediatico enorme nel condizionare l'opinione e la mentalità della gente che potrà nel futuro condurre i cittadini ad una sorta di Nirvana fatto di telenovele, telequiz per quozienti di intelligenza minimi, dove si accetterà e si crederà tutto quanto verrà propinato da un'aberrante Grande Fratello..


Globalizzazione e profitto

Si è parlato tanto di globalizzazione in questi giorni; forse molti non sanno ancora esattamente il significato di questa parola. Al riguardo della recente concentrazione di tanti giovani che volevano manifestare contro la globalizzazione (senza entrare nel merito di quanti intendevano soltanto manifestare pacificamente nella fiducia che si possa ancora attuare un mondo migliore - e tra questi molti giovani cattolici religiosi - e quanti hanno colto l'occasione come pretesto per sfogare i loro istinti vandalici - distruttivi) qualcuno s’è chiesto: ma perché non se ne sono stati a casa?.


È questo che mi preoccupa! Il nostro meschino benessere ci acceca e ci addormenta. Perché ci dobbiamo preoccupare se il mondo (dietro questa facciata di progresso, sviluppo e benessere economico per pochi) va sempre peggio per la maggior parte della popolazione mondiale? Perché preoccuparci se prima o poi la catastrofe ambientale, di cui le prime avvisaglie si stanno susseguendo già in varie parti del mondo, colpirà tutti noi, dato che non c'è alternativa alla mancanza di rispetto per l'ambiente, per la natura e la dignità della persona umana?


Alla fine della Creazione Dio ha detto all'uomo: "… Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra… io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno vostro cibo…" (Genesi 1,28-29). Tutto questo implica un grande rispetto per la natura; l'uomo può " soggiogarla", però senza distruggerla perché da essa trae nutrimento. Dunque il dominio su di essa deve avvenire a beneficio proprio e di tutta l'umanità. Chi persegue come obiettivo prioritario il profitto immediato, tende a distruggere la natura e l'ambiente, saccheggiandola, facendone terra bruciata, senza preoccuparsi del futuro dei propri simili.


Il profitto acceca le multinazionali. Un colosso dell'industria farmaceutica, pur consapevole degli effetti micidiali di un proprio farmaco, non si fa scrupolo di continuare a immetterlo sul mercato mondiale provocando la morte di decine di pazienti. Il profitto è più importante della vita delle persone.


Le compagnie petrolifere degli Stati Uniti, per non rinunciare ai guadagni sempre in ascesa, provenienti dalla vendita dei loro prodotti, superiori al bilancio di interi Stati, obbligano i responsabili dell'amministrazione di quel paese a persistere nella politica di bruciare sempre maggiori quantitativi di idrocarburi, rinunciando allo sviluppo di fonti energetiche alternative meno lucrose, continuando così ad avvelenare l'atmosfera e l'ambiente a livello planetario.


Il potere del profitto della globalizzazione! Perché contestare la globalizzazione? Perché i principi che la governano sono contrari a qualsiasi principio evangelico. Perché ipocritamente chi la attua si pone dietro un paravento di sviluppo che dovrebbe essere a beneficio di tutti e in realtà persegue soltanto, come obiettivo, la ricchezza di pochi.


Una luce di speranza

In questo quadro desolante che talora lascia intravedere quadri apocalittici, q uando ormai sembra prevalere la rassegnazione e l'apatia nella caduta delle ideologie e di ogni valore, appare una luce che riapre la porta alla speranza. Ed è consolante che questo motivo di speranza venga ancora una volta dai giovani. Ho considerato spesso i giovani d'oggi, soltanto nella prospettiva di quel malessere e disagio che sembra affliggere la maggior parte di loro: quel malessere che li fa apparire privi di ideali e di ogni voglia di combattere o reagire ad una società che è causa del loro disagio, che li porta allo stordimento delle discoteche, all'alcol, alle droghe o alle insensate corse in macchina. Ho dovuto ricredermi.


Proprio quei giovani che stanno contestando (seppure a volte in forma sbagliata) lo strapotere e la politica del profitto delle multinazionali, quella linea politica-economica che vuole ridurre il mondo in due classi: quella dei ricchi e quella dei miserabili; quei giovani che a volte sanno vedere oltre l'orizzonte a cui arriva l'occhio dei vecchi, credo che siano la speranza dell'umanità.


Preghiera

Nel mondo tutto cambia e nel mondo attuale le cose cambiano con una rapidità sempre più frenetica. Ci sono solo dei principi che restano immutati da duemila anni: sono quei principi evangelici, tutti riconducibili ad uno solo: la legge dell'amore.


Voglio pregare affinché i potenti della terra se ne ricordino, anche se il loro atteggiamento sembra sempre più improntato al più cinico ateismo. Poco importa se spesso ipocritamente si valutano sotto una veste di compiacente religiosità. Io credo che nel confronti dei crimini contro l'umanità (ivi compresa la distruzione dell'ambiente in cui l'uomo vive o il perseguimento di quegli scandalosi profitti che sono la causa della miseria degli altri), dove non può arrivare la giustizia umana, prima o poi arriverà un'altra giustizia.


Una preghiera per tutti: che Dio ci illumini nel prendere coscienza di ciò che avviene intorno a noi nel perseguire un giusto cammino che solo si attua attraverso l'amore verso i nostri simili, soprattutto i più deboli, i più indifesi, quelli che più soffrono a causa della cupidigia dei potenti.


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