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Sull'aia

Lauro Messori 1981


Dovrò ricordare sempre quelle serate calde di luglio 

quando, sdraiato sull'aia a guardare la luna,

intonavo l'aria di un vecchio motivo,

premendo le labbra su un foglio di carta sottile.


Sentivo lo spadellare di mia madre in cucina

e, attendevo l'ora della cena,

sognavo mondi fantastici lontani.

Intorno si faceva più insistente il canto dei grilli,

mentre da lontano giungeva l'eco

degli ultimi lavori nelle stalle,

del rientro dei carri e degli attrezzi riposti.


Non ritroverò più il calore dell'aia sotto la schiena,

né l'odore della cucina di mia madre,

i rumori familiari dei fratelli

che si lavavano al ritorno dei campi

e la voce pacata di mio padre.


Dalla stalla giungeva il tonfo delle mucche

che si lasciavano cadere sul loro letto di paglia nuova,

e dall'altro lato l'ultimo svolazzare

delle galline che si appollaiavano sui legni

per passare la notte.


Le foglie del pioppo che si ergeva alto nel cielo,

stormivano ad ogni soffio di vento

e l'olmo vicino alla strada,

con le lunghe braccia aperte dei tralci della vite,

proiettava sulla facciata della casa

la sua ombra,

che ingigantiva all'avvicinarsi dei fari di un'auto.

E allora mi voltavo per osservare questo

breve spettacolo di ombre

che svanivano fuggendo sul lato della casa, 

mentre l'auto svoltava bruscamente 

e si allontanava.


La cena è pronta,

sulla tavola il pane riposto con cura,

il fiasco di vino e l'acqua

e la teglia con lo stufato di pollo e patate.

Fuori la notte continua a vivere

col suo stormire di foglie, canto dei grilli,

latrare di cani lontani,

con le grandi ombre degli olmi

il tepore del cemento dell'aia, che ora mi manca

e dovrò ricordare per tutto il tempo

che mi resterà ancora.


Il mio piccolo mondo

si ampliava nella fantasia dell'infinito,

tra i campi rugiadosi e le stelle,

tra l'Appennino lontano da un lato

e lo sprofondare dell'orizzonte nella pianura dall'altro,

tra l'odore della stalla

e una sconosciuta città remota,

vagheggiata nel sogno.


Ed or che mi trovo chissà,

in quella città remota vagheggiata sull'aia,

in un palazzo di vetro

a rielaborare carte e progetti,

tra un viaggio e l'altro,

in quei mondi lontani fantasticati da bambino,

sento il cuore gonfiarsi di nostalgia.


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